Le origini del Forte di Gavi, benché avvolte nella leggenda, sono senza alcun dubbio molto antiche: lo dimostra il fatto che il primo documento ufficiale in cui viene citato sia un atto di vendita risalente al 973 d.C.
Due secoli dopo, nel 1191, Enrico VI, figlio di Federico I il Barbarossa, donò il castello e il borgo di Gavi in feudo alla Repubblica di Genova.
A partire da questo momento, ad eccezione di alcuni brevi periodi durante i quali fu controllata dalle famiglie Visconti, Fregoso, Sforza e Guasco di Francavilla, la fortificazione rimarrà quasi ininterrottamente genovese fino al 1815 quando, dopo la caduta di Napoleone, Genova con tutti i suoi possedimenti fu annessa al regno sabaudo.
La vita del forte, retto in un primo momento da un castellano e successivamente da un commissario, è scandita da una successione di interventi volti a rendere inespugnabile la fortificazione che vigilava sulla via che da Genova conduceva al Monferrato e alla Lombardia.
I primi significativi lavori di rinforzo risalgono al 1540 e sono da ricollegare all’architetto Giovanni Maria Olgiati, già responsabile del rinnovamento del ponte sul torrente Lemme e delle mura di Gavi.
Nel 1625 Gavi e il castello furono conquistati dall’esercito del Duca di Savoia Carlo Emanuele I che, desiderando ottenere un sbocco al mare, aveva dichiarato guerra a Genova nel tentativo di ottenere il Marchesato di Zuccarello.
La controffensiva genovese permise alla repubblica ligure di riconquistare Gavi ma rese anche evidente la necessità di intervenire in modo incisivo sulla struttura del forte.
Il compito di trasformare il castello in fortezza fu affidato a Padre Vincenzo da Fiorenzuola, al secolo Gaspare Maculano, frate domenicano noto non solo per le sue competenze nel campo dell’architettura militare ma anche per la sua attività di inquisitore a Pavia, Genova e Roma, oltre che per aver ricoperto la carica di Commissario del Sant’Uffizio e per aver preso parte al processo intentato contro Galileo Galilei.
Coadiuvato da Sebastiano Ponsello e da Bartolomeo Bianco, il Fiorenzuola realizzò il progetto per la nuova struttura e, nel 1626, diede inizio ai lavori.
La nuova fortezza, che almeno nelle sue parti principali risulta completata nel 1629, triplica gli spazi disponibili rispetto al castello precedente e il numero di bastioni, sviluppati a raggiera intorno alla centrale Torre del Maschio, passa da due a sei.
Le cortine e i bastioni, ad eccezione di quello “della Mezzaluna”, vengono identificati con i nomi di alcuni santi, tra i quali spiccano San Bernardo e San Giovanni Battista, patroni di Genova insieme a San Lorenzo e San Giorgio.
Nel XVIII secolo si susseguirono gli interventi volti a realizzare le polveriere, le cisterne e gli alloggi per i soldati.
Nello stesso periodo Giovanni Morettini realizza un presidio a difesa della strada di accesso al forte (Ridotta di Monte Moro), oggi utilizzato come dimora privata.
Nel 1859 per volontà del re Vittorio Emanuele II la fortezza fu disarmata e, dopo una serie di modifiche strutturali, ospitò un carcere prima civile e in seguito, durante i due conflitti mondiali, militare.
Dal 1946 il Forte di Gavi è affidato alla gestione della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Piemonte.
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