La nascita della comunità ebraica di Alessandria può essere collocata intorno al 1490 quando si riscontrano le prime presenze ebraiche in città.
Gli studiosi, analizzando la documentazione che ci è pervenuta, hanno infatti scoperto che in quell’anno fu concesso ad Abramo Vitale de Sacerdoti di stabilirsi in città e di aprire un banco di prestito (la sua famiglia fu, nei secoli successivi e sotto la dominazione del Ducato di Milano, molto importante nella gestione dei rapporti con il governo della città).
Dopo il 1707, anno in cui la città passa sotto il controllo dei Savoia, le vicende degli ebrei alessandrini si legano a quelle delle altre comunità presenti in territorio piemontese.
Nonostante la conferma della libertà di residenza, culto e commercio, nel 1723 la comunità alessandrina fu relegata in un ghetto delimitato dalle attuali vie Migliara, dei Martiri, Vochieri e Milano (all’epoca denominata Contrada degli Ebrei).
Il ghetto di Alessandria, uno dei più popolosi in Piemonte (420 abitanti censiti nel 1761), conserva tuttora alcuni tratti caratteristi come i ballatoi di comunicazione interna e le sopraelevazioni utili ad ampliare la superficie abitabile.
Le case del ghetto non sono però gli unici testimoni della storia della comunità ebraica ad Alessandria.
Esemplare è il caso del cimitero.
Dopo l’abbandono dell’antico cimitero di Porta Marengo, in seguito all’editto di Saint Cloud del 1804, fu infatti stabilito di realizzarne uno nuovo che oggi è parte integrante di cimitero cittadino.
Ampliato a metà Ottocento e nel 1936, quando fu realizzato anche un ingresso separato, è caratterizzato dalla presenza della vegetazione spontanea che si unisce agli alberi del viale.
Vi si trovano sia cippi e lapidi (alcune corrose e cadute a terra) sia tombe monumentali che si avvicinano alla tradizione cattolica per la forma e per la presenza della raffigurazione del defunto (non usuale nella tradizione ebraica).
Nel centro cittadino è, infine, visitabile, la sinagoga.
L’edificio antico era nato dalla trasformazione di un edificio preesistente ubicato nel centro dell’ex ghetto ma ciò che vediamo oggi è il risultato dei lavori di restauro conclusi nel 1871.
Si tratta di un’architettura eclettica, con influenze neogotiche, che in facciata è caratterizzata dalla presenza di finestre ad arco e pinnacoli mentre all’interno presenta due ordini di loggiati (sui lati brevi dell’aula), il matroneo (lungo la parete d’ingresso), un coro ed un organo.
La devastazione nazista del 1944 ha determinato la distruzione degli arredi della sinagoga che furono sostituiti con quelli ubicati, originariamente, nella distrutta sinagoga di Nizza Monferrato.
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